sabato 14 gennaio 2012

Il Famoso Caso dell'aeroporto di Caselle

Nel 1973, soprattutto nel corso degli ultimi mesi, l’Italia fu interessata da un’ondata di avvistamenti UFO che riaccesero l’interesse della stampa (che a più riprese riportava notizie di analoghe segnalazioni avvenute negli USA) e quindi dell’opinione pubblica sul "mistero dei dischi volanti".
Nella zona di Torino si creò una vera e propria psicosi, con l’inevitabile accumularsi ed accavallarsi di testimonianze più o meno sensazionali fra le quali oggi come allora è difficile discernere l’autentico avvistamento UFO (qualunque sia lo stimolo che l’abbia generato) dall’equivoco, l’allucinazione e la mistificazione.
Il caso più eclatante, di cui si ha una prima traccia in un breve trafiletto apparso sulla cronaca cittadina del quotidiano torinese La Stampa il 1° dicembre, è quello che si verificò la sera del 30 novembre 1973 nello spazio aereo dell’aeroporto "Città di Torino", a Caselle Torinese. Si trattò di un avvistamento radar-visuale, dove cioè l’osservazione ad occhio nudo sarebbe stata confermata dal contemporaneo rilevamento radar. Episodi come questo, peraltro tutt’altro che rari nella casistica ufologica, hanno il potere di destare sensazione ed interesse non tanto per la vistosità degli eventi accaduti quanto per il fatto di essere testimoniati da persone tecnicamente qualificate e, quel che secondo alcuni più conta, da strumentazioni elettroniche cheperò, se da un lato hanno il pregio di non andare soggette ad allucinazioni come la percezione umana, dall’altro possono anch’esse essere influenzate da aberrazioni di origine strumentale (si pensi ai falsi echi o ai cosiddetti zombie).
E’ un dato di fatto comunque che quella sera, all’aeroporto di Torino Caselle, un OVNI - nel senso letterale di oggetto volante non identificato - è stato osservato da più testimoni sia a terra che in volo, ed inquadrato anche dai radar di Caselle e Mortara. Se ci dobbiamo basare sulle testimonianze raccolte, il comportamento di questo oggetto è stato descritto in maniera così strana ed anomala da escludere al momento la sua appartenenza ad una qualsiasi categoria di fenomeni conosciuti, nonostante le indebite spiegazioni fornite dal ricercatore francese Michel Monnerie [1] su cui avremo modo di soffermarci in seguito.

I racconti dell’epoca
Purtroppo nessun ufologo, comprese le associazioni all’epoca operanti sul territorio nazionale, effettuò all’epoca indagini dirette sul caso, mentre vennero riprese in chiave sensazionalistica alcune voci raccolte in ambiente militare, secondo alcuni supportate dalla lettura diretta di non meglio specificati rapporti (peraltro mai resi di dominio pubblico), redatti in seno alle autorità preposte alla difesa [2].
I più si basarono su resoconti indiretti [3] ed è chiaro che la ricostruzione dell’episodio nei suoi precisi dettagli non fu possibile, se non sulla base di quanto riferirono i giornali (oltre cento articoli sulla stampa nazionale), tutte le riviste, la radio e la televisione. Queste fonti di informazione hanno infatti, notoriamente, il difetto di risultare approssimative, inevitabilmente lacunose, e in certi casi perlomeno contraddittorie. Esse ci consentono tuttavia una ricostruzione sommaria dell’episodio nelle sue linee generali, attraverso la puntualizzazione di alcuni fatti fondamentali:
1) La sera di venerdì 30 novembre 1973, intorno alle 19.00, un oggetto luminoso è apparso nel cielo dell’aeroporto di Caselle Torinese.
2) L’oggetto sarebbe stato osservato visualmente da testimoni tecnicamente qualificati, quali gli addetti della torre di controllo e i piloti di tre aerei che, al momento, si trovavano sull’aeroporto: un Piper Navajo in fase di atterraggio (pilota Riccardo Marano), un DC-9 proveniente da Parigi (volo AZ 325, comandante Mezzalami) e un altro DC-9 in arrivo da Roma (volo AZ 043, comandante Tracquilio)[4]. A loro detta appariva come un globo luminoso pulsante, emanante cioè dei bagliori di varia colorazione, dal violetto all’azzurro al rosso.
3) L’oggetto sarebbe stato intercettato da due radar, rispettivamente dall’aeroporto di Caselle (gestito da personale militare) e dal Centro radar CRC/P di Mortara (PV). Si parlò anche di rilevamenti dei radar di Linate e Capo Mele, ma tali informazioni risultano infondate.
4) Sugli schermi radar l’eco appariva come un punto materiale di intensità paragonata a quella che può dare un grosso aereo di linea (un DC-8). Secondo la testimonianza del comandante militare dell’aeroporto di Caselle, colonnello Franco Rustichelli, l’obiettivo appariva inizialmente «immobile».
5) I movimenti dell’oggetto osservati sia visualmente che al radar, sono apparsi (e sono stati definiti) incredibili per un velivolo convenzionale: «spostamenti bruschi a scatti orizzontali e verticali ad una velocità elevatissima» stimata di quasi 5.000 Km all’ora (circa 4 mach). Sarebbe stata inoltre osservata un’ulteriore impennata in verticale di 4800 metri in circa due secondi.
6) Il pilota del Piper, Riccardo Marano, all’epoca ventottenne, tentò inutilmente di avvicinarsi all’oggetto. Mentre si apprestava all’atterraggio, il Marano fu avvertito dalla torre di controllo della presenza di un UFO che si sarebbe trovato in quel momento ad una altezza di circa 400 metri dal suolo. Il pilota si fece guidare «da terra verso l’obiettivo» e lo avrebbe avvistato visualmente quando arrivò ad una distanza stimata in circa 3.500 metri. A questo punto sarebbe cominciato il classico gioco del gatto col topo. Il globo luminoso avrebbe cominciato a fuggire, impedendo all’aereo un ulteriore avvicinamento, ed esibendo tutta una serie di evoluzioni impossibili: improvvise deviazioni, cabrate, picchiate, balli verticali, «come se giocasse a rimpiattino». Ad un certo punto «in meno di un amen», il pilota se lo sarebbe visto passare da prua a poppa.
L’oggetto sarebbe stato inseguito fino all’altezza di Voghera. Qui, essendo ai limiti della propria autonomia, Marano avrebbe desistito all’inseguimento mentre l’UFO continuava la sua fuga in direzione di Genova. Questo punto comunque, non è molto chiaro. Secondo alcuni giornali infatti, l’UFO sarebbe scomparso salendo in verticale a velocità «quadrisonica» [5].
7) L’oggetto sarebbe stato osservato inoltre da numerose altre persone, sia militari che civili, presenti a quell’ora all’aeroporto di Caselle. Da varie fonti dell’epoca emergono altre testimonianze effettuate alla medesima ora in zone limitrofe della città. Tra queste, un certo interesse riveste l’osservazione effettuata a Torino da parte di alcuni giovani, peraltro appassionati di ufologia, membri di uno dei tanti gruppi giovanili sorti all’epoca. Costoro, più o meno alla stessa ora (19-19.30) unitamente a dei familiari, osservarono ad un’altezza stimata sui 3.000 metri un oggetto apparentemente solido che, inizialmente fermo, compì diverse manovre nel giro di circa 20 minuti procedendo a grande velocità. Simile ad una stella di 1° grado, la luce - osservata anche attraverso un telescopio - era di colore bianco luminescente cangiante dal giallo al rosso al verde, e non produceva alcuna scia. Il cielo era limpido. Quasi contemporaneamente si sarebbe verificata una momentanea interruzione dell’erogazione elettrica. Per Edoardo Russo, che raccolse la testimonianza, si sarebbe trattato del pianeta Venere: è un dato di fatto che in quel periodo, in associazione alle condizioni atmosferiche particolarmente favorevoli, la maggior parte delle segnalazioni possono tranquillamente essere associate a cause astronomiche. E non è escluso che ciò possa essersi verificato anche a Caselle almeno per una parte - non tutte - delle testimonianze prodotte, non solo quella sera ma nei giorni seguenti, tanto che si parlò espressamente di «psicosi da UFO». [6]

ALLA RICERCA DELLE FONTI ORIGINALI
Fin qui le scarne, frammentarie e spesso contraddittorie informazioni raccolte attraverso i mezzi di informazione che all’epoca dettero parecchia enfasi all’episodio con titoloni in prima pagina per alcune settimane.
Come dicevamo, non ci risultano indagini dirette sul caso da parte di ufologi o associazioni di ricerca. E ciò e ben curioso se si considera che fino ad oggi tale caso è considerato vero e proprio cavallo di battaglia, un asso nella manica, sia da parte degli ufologi credenti convinti di un’intrusione extraterrestre sia degli scettici o negatori ad oltranza (quali Monnerie) convinti che la misinterpretazione del pianeta Venere associata ad aberrazioni radariche di natura strumentale possano dare una giusta collocazione in termini convenzionali dell’episodio.
Da parte nostra, in seguito ad una serie di circostanze favorevoli che hanno generato un maggiore impulso nel proseguire le indagini, in questi ultimi anni ci siamo sforzati, nonostante il notevole tempo trascorso, di rintracciare la maggior parte dei testimoni coinvolti, sia civili che militari, piloti compresi.
Da ultimo siamo inoltre riusciti ad ottenere la declassificazione, ai soli scopi di ricerca e studio (di cui questo articolo rappresenta solo una breve sintesi), dei rapporti redatti all’epoca dal personale militare coinvolto nella vicenda e che qui presentiamo in anteprima, convinti di fare cosa gradita a chi non ha dogmi da difendere né interessi economici di sorta, ma è desideroso unicamente di fare chiarezza sugli eventi, qualunque risposta possa emergere.
Il quadro che vi proporremo, come ognuno potrà constatare, non fornirà alcuna certezza ma, paradossalmente, ulteriori interrogativi. Cercheremo quindi di informare, purtroppo succintamente in considerazione dei limiti strutturali della rivista, offrendovi in maniera il più possibile asettica quanto è emerso dalle indagini tuttora in corso (il dossier completo sul caso supera le 200 pagine).

ALL’INSEGUIMENTO DELL’UFO
Riccardo Marano, a bordo del suo Piper, è stato il testimone principale del caso. Non è stato difficile rintracciarlo ma piuttosto farlo parlare in merito a questa vicenda, sebbene ci si sia avvalsi della preziosa collaborazione e mediazione di alcuni piloti in stretti contatti d’amicizia e collaborazione con lui.
Tuttora pilota e amministratore di una ditta aeronautica, il Marano - oggi cinquantunenne - non vuole assolutamente tornare su questa vicenda, dando anzi quasi l’impressione di averla voluta cancellare dalla sua memoria. Non sono chiari i motivi di questa sua scelta, a suo dire legata a particolari avvenimenti negativi verificatisi in quel periodo della sua vita. Certamente non mancherà chi tirerà in ballo pressioni da parte delle autorità soprattutto militari e dei servizi, in una logica cospirazionista tanto cara a certi ufologi.
Noi, per diretto coinvolgimento, non la pensiamo così, tenendo conto che non è la prima volta che ci troviamo di fronte a simili atteggiamenti, su cui ogni speculazione ha unicamente un valore emozionale, spesso legato ad attese e credenze dell’ufologo coinvolto.
Nonostante ciò, negli ultimi anni, il Marano sia per iscritto che telefonicamente [7] ci ha confermato in linea di massima quanto noto già all’epoca attraverso la stampa e, pur asserendo che stante il tempo passato non ricordava molto dell’avvistamento, ha ribadito con determinazione e sicurezza che quanto fu da lui realmente visto quella sera, fu esattamente riferito nel corso di una sua comparsa al telegiornale del 3 dicembre 1973 (ore 17.00) [8].
Tale intervista, sempre a detta del Marano, fu rilasciata proprio «per porre fine al polverone sollevato all’epoca dalla stampa» che gli aveva «attribuito le più disparate affermazioni». Da questa trasmissione, sinteticamente, emerge quanto segue:
a) Marano fu avvisato della presenza dell’oggetto dagli operatori radar dell’aeroporto di Caselle che confermarono di averlo anche in vista mentre si trovava sulla frequenza di avvicinamento.
b) Erano circa le 19.00 e il cielo era buio. A bordo del suo Piper (che aveva una velocità di crocera di circa 380/400 chilometri orari) poté osservare «un corpo estremamente luminoso», caratterizzato da una «luminosità che variava come se fosse stata comandata da un reostato».
c) Cercando di avvicinarsi maggiormente a questo oggetto, il Marano puntò su di esso. Ebbe però la netta impressione che si alzasse e abbassasse rispetto alla sua quota, muovendosi lungo una linea verticale.
d) Ad un certo punto con gli strumenti di bordo poté verificare che l’UFO si trovava ad una quota più bassa alla sua, per cui puntò decisamente su di esso sia per avvicinarsi, sia per far acquistare maggiore velocità al suo velivolo. Ebbe così la certezza che l’oggetto lo distanziasse con una progressione notevole. Ne conseguiva che, calcolando che stava procedendo ad una velocità intorno ai 200 nodi (circa 380 Km/h), l’oggetto doveva avere una velocità nettamente superiore alla sua (di cui il Marano non ha dato in questa sede alcuna valutazione, a differenza di quanto riportato dai giornali, asserendo di non aver a sua disposizione alcun punto di riferimento a causa anche del buio della notte).
e) Il Marano, in base alla sua esperienza, pur non dando alcuna valutazione in merito, riferì di non saper dare una spiegazione di quanto osservato.
A conferma di ciò occorre anche menzionare la testimonianza resa dallo stesso Marano al giornalista Gérard Dupagny, corrispondente di France-Inter a Roma [9], da cui emergono i seguenti ulteriori particolari:
a) L’autorizzazione a intercettare il traffico sconosciuto gli fu rilasciata dagli operatori radar della torre di controllo.
b) Per espletare questa manovra dovette cambiare direzione di rotta in quanto l’UFO si era nel frattempo spostato in direzione della Val di Susa, uscendo dalla portata degli schermi radar.
c) Un altro aereo gli indicò che l’oggetto si trovava dietro di lui ad una altitudine di circa 3.600 metri.
d) Effettuata una virata se lo vide davanti: assomigliava ad una sfera di luminosità intensa e molto bianca che dava l’impressione di aumentare e diminuire, senza spegnersi mai.
e) Trovandosi ad una altezza inferiore (circa 3.000 metri), prese quota con l’intento di avvicinarsi all’oggetto. La dinamica dell’avvistamento, a questo punto, è eguale a quanto riferito al telegiornale. Il tutto sarebbe durato all’incirca 20 minuti.
Il Marano non ha voluto entrare maggiormente nei particolari e non ci è rimasto che prendere atto di questa sua decisione. Ci è comunque possibile, in tale sede, rendere nota una nota informativa (in copia nei nostri archivi) redatta in data 13 dicembre 1973 dall’Ufficio Comando dei Carabinieri per l’Aeronautica Militare inerente al «sorvolo di mezzo non identificato» sullo spazio aereo di Caselle Torinese.
«Il 30 novembre u.s. alle ore 19.00 circa, in Caselle Torinese (TO), presso l’aeroporto "Città di Torino", Riccardo Marano ventottenne, pilota, da Torino, mentre era intento, a bordo Piper di sua proprietà, ad effettuare una manovra di atterraggio, avvistava a 400 metri dal suolo un mezzo luminescente non identificato viaggiante in direzione di Genova alla velocità di 900 Km/h. Le apparecchiature di Caselle Torinese rilevano la presenza di un "ECO".
Il Comando della I° Regione Aerea informato».

LE TESTIMONIANZE DEGLI ALTRI PILOTI
Oltre a Marano, nello spazio aereo sovrastante l’aeroporto di Caselle si trovavano anche altri due aerei DC-9 dell’Alitalia.
Il primo, proveniente da Parigi (volo AZ 325), era pilotato da Giovanni Mezzalami. Purtroppo questi, a causa di un evento tragico, è recentemente deceduto. Siamo costretti a servirci dei vari resoconti giornalistici ed in particolare dell’intervista da lui rilasciata al giornalista Dupagny [10], confermataci da altri colleghi.
Circa sette minuti prima della fine del volo, la torre di controllo li avvertì che un oggetto sconosciuto emanante una forte luce appariva sul percorso di atterraggio. Solo a due minuti dall’atterraggio e a 300 metri di altitudine, unitamente al copilota poté osservare all’improvviso una luce molto forte e brillante di colore bianco-azzurro a circa 15-20° sull’orizzonte, di cui non poté valutare la grandezza.
Più precisa e verificabile è la testimonianza resaci direttamente dall’ex comandante dell’Alitalia Franco Tracquilio [11] da noi rintracciato tramite l’ufficio personale della sua ex compagnia, pochi giorni prima che partecipasse al 4° Simposio internazionale sugli Oggetti Volanti Non Identificati e i fenomeni connessi svoltosi a San Marino (10-12 maggio 1996) su invito di Roberto Pinotti, che lo aveva casualmente conosciuto nel corso di una conferenza tenuta al Lions Club Ager Praenestinus di Palestrina (Roma) l’11 novembre 1995 [12].
Sia telefonicamente che per lettera [13] il Tracquilio ci ha riferito che l’avvistamento fu da lui osservato unitamente al copilota (di cui non ha saputo fornire le generalità) mentre ai comandi di un DC-9 era in avvicinamento finale proveniente da Roma (volo a suo avviso siglato AZ 190 e non AZ 043, dato che avrebbe dovuto verificare sul suo libretto di volo). La segnalazione fu fatta da Torino Avvicinamento che riportava un «conflitto con traffico non identificato a circa 4 miglia in finale, posizione Val di Susa» (traffico quindi intercettato dal radar). Ricorda perfettamente che Marano tentò di avvicinarsi all’UFO chiedendo assistenza radarica. L’oggetto, un globo luminoso di intensa luminosità, dava l’impressione di muoversi in senso verticale assumendo la massima lucentezza «quando - sono le testuali parole di Tracquilio - raggiungeva un picco d’altezza». Quando Marano tentò di avvicinarlo, si spostò velocemente in direzione di Voghera per poi continuare il suo volo verso le Alpi, attraversando la Pianura Padana e scomparendo alla vista diventando sempre più evanescente.
Rientrando a Roma ebbe via radio l’informativa che un radar militare (con ogni probabilità quello di Mortara) aveva confermato sia la presenza dell’oggetto che l’accelerazione da quest’ultimo compiuta (un balzo verso l’alto di circa 4-6.000 metri) in 4-6 secondi ad una velocità stimata sui 4 mach. Il Tracquilio ha inoltre riferito che una volta atterrato a Caselle, attuate tutte le procedure di rito, poté osservare (unitamente a numerose persone) la parte finale dell’avvistamento.
Tracquilio, come anche Mezzalami, non fu interrogato in merito da alcuna autorità ma ricevette unicamente la raccomandazione da parte della sua compagnia di non dare eccessiva pubblicità all’accaduto [14].

IL COINVOLGIMENTO DEI MILITARI
Sia i giornalisti che certi ambienti ufologici urlarono subito al top secret e alla "congiura del silenzio". Con un titolo emblematico ed altisonante ("Segreto il rapporto dell’A.M. sul-l’avvistamento UFO di Caselle. Perché? I nostri controlli iniziano dove gli altri finiscono") la rivista del Centro Ufologico Nazionale [15], fra le altre osservazioni cui rimandiamo i lettori, riferiva: «Un nostro collaboratore, capitano del Servizio Meteorologico dell’Aeronautica [16], ci aveva prontamente informati dell’esistenza di un rapporto di una decina di pagine inoltrato, dall’Aeroporto Militare di Caselle, alla ZAT (Zona Aerea Territoriale) di Milano. Vista l’impossibilità di venire a conoscenza del contenuto di tale rapporto a Caselle, ci siamo rivolti, attraverso vari canali, agli ambienti responsabili dell’AM di Milano; ma invano. Come a Caselle, ci è stato detto che non era possibile rendere noto il contenuto della relazione in questione...».
In seguito alle informazioni assunte tramite alcune conoscenze nell’ambiente militare dell’Aeronautica dal-l’allora presidente del CUN dott. Franco Bordoni Bisleri (notissimo ex ufficiale dell’A.M.), l’estensore del-l’articolo aggiungeva: «Confessiamo che non è stato facile venire a conoscenza del contenuto del rapporto, che al momento si trova effettivamente presso l’Ufficio Operazioni della prima Regione Aerea a Milano. Specificare qui come ci siamo arrivati è ozioso. L’importante è che ci siamo riusciti. Veniamo quindi al dunque. Precisiamo subito che il documento non è stato visto direttamente da noi, ma da un ufficiale superiore dell’A.M. nostro collaboratore, che solo avrebbe potuto avere accesso agli archivi del Comando in questione. Quanto abbiamo così appreso, peraltro, potrebbe apparire piutttosto deludente. Il rapporto tratta dell’avvistamento sotto il profilo tecnico, non manca di riferire le testimionianze del personale interessato e non omette le segnalazioni visuali dell’UFO; ma conferisce scarsa importanza al comportamento anomalo del corpo volante avvicinato da Riccardo Marano attribuendo il tutto all’emotività del pilota. Analogo discorso per quanto concerne la forma e il colore della misteriosa presenza; le mutazioni cromatiche della luminosità del corpo sono messe in rapporto a fattori emozionali, ed il caso viene ridimensionato suggerendo per esso una soluzione classica, di natura meteorologica: in particolare, l’avvistamento verrebbe spiegato come un non frequente fenomeno di rifrazione di onde radar su di una massa di energia elettrostatica condensata (plasma)». Tale documento inoltre, risultava classificato come "segreto".
Le ricerche da noi effettuate presso il reparto SIOS della Prima Regione Aerea, sia formalmente che informalmente [17], hanno dato esito negativo; anche agli atti del 2° reparto dello SMA a Roma [18] non risulterebbe questa relazione. I contenuti di questo ipotetico documento risultano invece molto simili nell’insieme alle considerazioni elaborate nel 1977 da un ufficiale in congedo dell’Aeronautica, il dottor Igino Gatti, a suo tempo collaboratore ufologico dei servizi d’intelligence e in stretto contatto con il cosiddetto "collegio invisibile" degli scienziati che negli anni ’60 si occupavano in via riservata dell’argomento a livello internazionale). Da noi avvicinato, Gatti ci ha confidato di non aver potuto concludere le sue analisi in merito, in quanto non fu dato alcun riscontro alle sue richieste [19]. Questa sua relazione, che avrebbe dovuto essere riservata agli uffici competenti dello Stato Maggiore della Difesa, fu erroneamente inoltrata al CUN nel 1978 unitamente a un dossier di segnalazioni ufologiche verificatesi nel 1977 [20].
Ben diverso appare invece il rapporto redatto dal CRC/P di Mortara di recente declassificatoci, che riportiamo a margine per esteso a corollario delle nostre indagini, checché ne dicano altri autori [21]. Tale documento ci fornisce un quadro cronologico esatto degli avvenimenti succedutisi in quei giorni, oltre a confermare integralmente quanto il dottor Franco Bordoni Bisleri in data 18 dicembre 1974 riferì per iscritto all’allora segretario del CUN Giancarlo Barattini, raccomandandosi «vivamente di non far trapelare la fonte di tali notizie in quanto top secret» [22], senza peraltro rendersi conto che tali informazioni - dato fino ad oggi del tutto ignorato dagli ufologi - erano già state riferite per esteso agli organi di stampa dal col. Marco Rubbi della Prima Regione Aerea, delegato all’uopo dai suoi superiori in accordo con lo Stato Maggiore dell’Aeronautica di Roma per fare fronte alle insistenti richieste di informazioni avanzate dai giornalisti. Tali informazioni furono rese dallo stesso col. Rubbi nel corso di un telegiornale andato in onda il 3 dicembre 1973 (edizione delle 13.30), condotto dal giornalista Elio Sparano alla presenza di Giuseppe Dicorato che approfondì la questione sul settimanale Tempo in questi termini [23]:
«Sullo schermo circolare del radar, la macchia luminosa si muoveva a scatti. Non si ripresentava a ogni rotazione dell’antenna, cioè a intervalli fissi di 12 secondi: occasionalmente, la traccia scompariva dallo schermo, come se l’oggetto scoperto nel cielo dal fascio di onde del radar si fosse fermato (il radar era provvisto di un dispositivo per la cancellazione automatica degli echi fissi, cioè dei corpi non in movimento), o addirittura volatilizzato. Dopo un intervallo di una battuta o due dell’antenna del rotante, riappariva sullo schermo, in un’altra posizione: "Distanza 21 miglia, velocità stimata intorno ai 60 nodi", comunicava l’operatore leggendo i dati sul reticolo dello schermo.
Qualcuno degli uomini che, in sala controllo, si erano raggruppati attorno al tavolo del radarista per seguire lo spettacolo della traccia di quel corpo volante dell’apparente grandezza di un aereo di linea ("analoga a quella di un DC-7 o di un Caravelle", venne poi confermato) che si muoveva però a scatti effettuando virate a 90 gradi che nessun aereo conosciuto potrebbe compiere senza disintegrarsi, decise di andare a dare un’occhiata fuori. Erano le 22 e 40. "Contro il cielo nero - dice uno dei testimoni - nella posizione rilevata dal radar, spiccava un globo luminoso perfettamente visibile a occhio nudo e che si muoveva compiendo le strane evoluzioni rilevate dall’occhio elettronico. Cambiava di colore passando dal blu al verde, al rosso e al bianco, e lasciava dietro di sé una scia. Data la distanza - 21 miglia - per essere così ben visibile a occhio nudo doveva avere in effetti dimensioni ragguardevoli".
La scorsa settimana, questo è stato uno solo dei tanti avvistamenti di oggetti volanti non identificati effettuati nello spazio aereo intorno, a Mortara, in Piemonte, [sic] da un radar della difesa. Un paio di sere prima, oltre a quello di Mortara anche un altro radar di diverso tipo e di portata più ridotta (il cosiddetto ‘radar di avvicinamento’ dell’aeroporto torinese di Caselle) aveva avvistato un altro misterioso oggetto volante. La segnalazione era stata confermata anche dai militari in servizio alla torre di controllo di Caselle e dai piloti di tre aerei in volo. Quella notte, il radar di Mortara aveva però visto anche altri 11 oggetti volanti non identificati quindi, in totale due in meno di quelli che avrebbe segnalato un paio di notti dopo, quando gli uomini di turno nella sala controllo avrebbero identificato 10 tracce sconosciute.
"Mai visto niente di simile" -, dice il capitano Marco Rubbi, dello Stato Maggiore della prima Regione aerea. (...)
Come spazialista, Rubbi è anche propenso a concedere un certo margine di credibilità all’esistenza di oggetti volanti sconosciuti; ma come ufficiale dell’aviazione non si permette divagazioni, si attiene ai fatti. "E i fatti - dice - si riassumono nell’avvistamento senza ombra di dubbio, perché controllato elettronicamente e a vista da esperti in sorveglianza del cielo, di corpi luminosi che si sono presentati anche in gruppi di quattro o cinque, oltre che isolatamente, e dei quali in un caso si è potuta determinare anche la quota: 12mila piedi, 3.600 metri. Tutti avevano in comune uno strano movimento a scatti, con mutamenti di velocità repentini in più o in meno, fino a zero. La velocità si è sempre mediamente mantenuta fra i 60 e 150 nodi. Nel corso del primo rilevamento, una traccia ha però toccato per tre o quattro minuti una punta di 1.370 chilometri orari, e nel corso del secondo (quello di due notti dopo) un’altra traccia ha raggiunto i 1.870 chilometri orari. Il resto (storie di caccia lanciati all’inseguimento dei misteriosi globi, ordini da noi emanati di ’non parlare assolutamente dell’argomento’, come qualche giornale ha scritto) è pura fantasia".
In altre parole, il radar di Mortara ha segnalato corpi volanti non identificati aventi velocità medie fra i 111 e i 278 chilometri orari, e a distanze variabili dai 39 chilometri in avanti. Gli avvistamenti sono sostanzialmente avvenuti entro i confini di un ideale rombo avente come vertici Torino, Voghera, Alassio e il Monviso».
Queste informazioni venivano inoltre riprese nel corso di una conferenza [24] tenuta dallo stesso ufficiale il 27 febbraio 1975 presso il circolo Lions di Vigevano. In tale contesto riferì che i radar del CRP/C di Mortara (per l’esattezza l’AN/FPS-88 di avvistamento azimuthale di fabbricazione americana, e il radar di quota S269 di fabbricazione inglese), erano all’epoca dotati di un sistema semi-automatizzato e che il recording del computer determinò «inequivocabilmente» - come lui stesso verificò - l’avvistamento di oggetti volanti non identificati. In un solo caso, come dicevamo, fu rilevata la quota: a suo avviso questa assenza di rilevamenti da parte dei radar di quota è facilmente spiegabile considerando le differenti caratteristiche dei lobi di esplorazione di questi ultimi rispetto a quelle dei radar azimuthali.
Pur ritenendo inconfutabili queste testimonianze, in un caso e avvalorate anche da osservazione visiva da parte di un gruppo di controllori, il Rubbi ancora oggi ritiene si sia trattato di particolari fenomeni atmosferici poco conosciuti (plasma e/o fulmini globulari) che a suo avviso renderebbero conto delle caratteristiche ottiche rilevate: variazioni cromatiche, movimenti repentini, virate a 90°, accelerazioni violente ed improvvisi arresti. Quasi a conferma del documento di analisi redatto da Igino Gatti.

CONFERME E SMENTITE
Nell’ambito delle nostre indagini abbiamo potuto inoltre avvicinare personale operativo in servizio quella notte all’aeroporto di Caselle (tutt’oggi restio a parlare dell’accaduto) e l’allora col. Franco Rustichelli che comandava il settore militare dell’aeroporto. Questi ci ha innanzitutto precisato di non essere stato testimone diretto dell’avvistamento in quanto quella sera (come peraltro avevamo già appurato da altre fonti) non era in servizio. Ha confermato le prime dichiarazioni rilasciate alla stampa, cui era stato autorizzato dall’allora colonnello addetto alle pubbliche relazioni presso la Regione Aerea, e precisamente [25]: «Ieri sera, un punto materiale, luminoso di luce non eccessivamente intensa, era realmente fermo e si muoveva a velocità estremamente limitata, un miglio o due in direzione ovest. Si è spostato poi con movimento lento e graduale sempre in direzione ovest fino a quattro miglia verso l’imbocco della Val di Susa. Il pilota di un Piper è riuscito ad avvicinare l’oggetto fino a un miglio e mezzo circa. Allora il punto materiale prendeva velocità e si allontanava alzandosi in quota». Ci ha ribadito inoltre la conferma radarica (GCA), di cui però non è stato possibile acquisire alcuna documentazione strumentale, e la probabile compilazione da parte del personale coinvolto dei relativi moduli di segnalazione di OVNI, di cui peraltro non abbiamo trovato traccia. Come altri ufficiali e sottufficiali dell’A.M. da noi intervistati in merito, ha decisamente negato:
a) che fossero state condotte indagini ufficiali più approfondite in merito all’avvistamento radar e visuale;
b) che siano state ordinate azioni tattiche per il riconoscimento in volo (scramble da Cameri), come confermato anche dai documenti ufficiali recentemente declassificati;
c) che vi sia stato un interessamento diretto, come riportato con enfasi all’epoca da diversi organi di stampa [27], da parte di rappresentanti della NATO giunti appositamente da Napoli. (Questo particolare ci è stato anche ribadito dal LT Col. dell’USAF Lowell R. Boyd Jr. dell’Ufficio Comando dell’Allied Air Forces Southerns Europe con sede a Bagnoli, Napoli);
d) che siano stati adottati provvedimenti disciplinari nei confronti di personale militare relativamente a notizie fornite alla stampa, peraltro autorizzate;
e) che sia stata emessa una circolare in cui si sarebbe rammentato il divieto assoluto di fornire informazioni relative agli UFO da parte di personale militare [28] come già confermatoci all’epoca da un ufficiale dell’AM in servizio presso la Prima Regione Aerea [29].
Una delle persone che contribuirono a far circolare questa notizia fu Silvio Davier, all’epoca responsabile della "commissione" ufologica del gruppo torinese Spazio 4, che nel corso di una recente telefonata ci ha fatto capire - come già dubitavamo fortemente - che si sia trattato di un’invenzione nell’intento di dare maggiore pubblicità al proprio operato [30].
Si può quindi affermare che numerosi giornalisti (come quell’inviato di Stampa Sera che arrivò a produre con dei calchi impronte umane di grossa fattura sulla neve, alle pendici del monte Rocciamelone) nonché diversi ufologi, all’epoca generarono addirittura delle notizie false, ripescando quanto era possibile nel calderone delle credenze ufologiche e dando origine a vere e proprie leggende, che in parte perdurano a tutt’oggi.
Come uno degli ufficiali da noi avvicinati ci ha confidato, al di là delle dichiarazioni improprie e disparate messe loro in bocca, misteri dal punto di vista militare, difensivo e di intelligence all’epoca non ce ne furono, se non, ovviamente, l’avvistamento stesso.
L’atteggiamento dalle autorità preposte fu però distaccato e superficiale, se inquadrato in quel periodo particolare dal punto di vista strategico e politico, del quale vale la pena ricordare almeno tre fatti significativi.
Innanzitutto il verificarsi di molteplici rilevazioni radar di velocissimi echi effettuate negli anni ‘70 e che, filtrate a volte attraverso le maglie della riservatezza militare, erano con ogni probabilità riferibili a sorvoli a scopo ricognitivo da parte dì velivoli teleguidati (drones) sovietici supersonici del tipo Tupolev Tu-12 DBR o di aerei pilotati Mig 25-R (Foxbat.B in codice NATO), questi ultimi espressamente concepiti per l’intercettazione degli avanzatissimi bombardieri statunitensi North American XB-70 e riadattati per la ricognizione strategica (con la possibilità di superare mach 3 a postbruciatore inserito) [31].
In secondo luogo l’emissione da parte dell’autorità nazionale per la sicurezza di documenti contenenti avvisi e previsioni circa attentati contro installazioni aeroportuali italiane da parte di formazioni estremiste palestinesi (in particolare uno di essi, datato 12 ottobre 1973, raccomandava la massima sorveglianza di tali installazioni [32]). E a questo proposito non può passare inosservata la notevole quantità di osservazioni ufologiche presso basi dell’Aeronautica Militare, numerose delle quali agli atti, verificatesi in questo periodo e concernenti anche un caso con misteriose entità animate [33].
Per ultimo l’interesse dei servizi di spionaggio stranieri (soprattutto dei paesi dell’est) per l’aeroporto di Torino-Caselle spesso utilizzato per le prove di nuovi prototipi destinati all’uso militare, come dimostrato ancora di recente in seguito all’aereo russo Antonov precipitato mentre era in fase di atterraggio [34].
Sono tutti elementi, questi, che meriterebbero una più attenta lettura ed interpretazione che va al di là del mero interesse ufologico.

IDENTIFICATO O NON IDENTICATO
L’ufologo francese Michel Monnerie in un suo libro alquanto contestato e controverso [35] affermò, senza peraltro aver effettuato alcuna indagine diretta, ma basandosi unicamente su fonti giornalistiche, di essere convinto che l’oggetto avvistato a Caselle fosse riconducibile al pianeta Venere, quella sera particolarmente luminoso stante le concomitanti ottimali condizioni meteorologiche. E, come Igino Gatti, è del parere che gli echi radar siano riferibili ad aberrazioni strumentali o a errori degli operatori. Il tutto condito all’insegna della... suggestione collettiva.
Non neghiamo che l’ipotesi astronomica (Venere) sia interessante e che di fatto possa rendere conto di numerose segnalazioni da noi raccolte, riferibili non solo al 30 novembre ma anche ai giorni precedenti (si pensi al noto caso Contin) e, soprattutto, alla conseguente psicosi da UFO che generò decine di avvistamenti in tutto il Piemonte.
Ma di fatto tale interpretazione - a meno che si voglia non prestare fede alle testimonianze raccolte - non giustifica pienamente le caratteristiche aerodinamiche dell’UFO segnalate dai piloti Riccardo Marano, che ne tentò l’inseguimento, e Franco Tracquilio.
Si potrebbe peraltro chiamare in causa quella che in medicina aeronautica viene definita "illusione autocinetica" [36]. Essa consiste in moti apparenti di un oggetto luminoso, nel campo visivo del pilota quando l’insieme dei punti di riferimento visivi (la cornice percettiva) difettano o sono del tutto assenti. In genere, l’illusione di moto apparente è proiettata su un oggetto determinato del campo visivo (l’oggetto luminoso sembra muoversi bizzarramente rispetto all’aereo), ma può anche essere imputata a movimenti dell’aereo stesso rispetto all’oggetto, analogamente alle illusioni di movimento che nascono dal moto relativo di un treno rispetto ad un altro ancora fermo. L’autocinesi, a detta degli studiosi della percezione, interviene soprattutto quando il o i punti di riferimento sono di piccolo diametro o poco illuminati.
Pur se si tratta di disquisizioni suggestive, riteniamo che per il caso in questione, se si vuole rimanere ben saldi a quell’onestà intellettuale che dovrebbe permeare l’operato di ogni serio studioso e ricercatore, al momento attuale non sia possibile dare alcuna risposta esaustiva che tenga conto delle varie dinamiche emerse in sede d’indagine, a meno che non si voglia forzare la mano. In questo caso, pur facendo riferimento alla cosiddetta economia delle ipotesi, le coincidenze sarebbero veramente tante, anzi troppe, e paradossalmente più fascinose dello stesso fenomeno UFO.

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